Domani 16 marzo, alle ore 9.30, una delegazione di deputati del Partito democratico si recherà in via Fani per onorare le vittime della strage del 16 marzo1978, i carabinieri Oreste Leonardi, Domenico Ricci, e i poliziotti Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi e Giulio Rivera, trucidati dalle Brigate Rosse durante l’agguato in cui fu rapito il presidente della Dc, Aldo Moro.
Oltre al presidente Ettore Rosato, faranno parte della delegazione Gero Grassi, Chiara Gribaudo e Andrea Giorgis.
“Soddisfazione per le ulteriori risorse che potranno essere impiegate per interventi di edilizia scolastica e manutenzione del territorio”. Lo dichiara Giuseppe Giulietti, deputato del Partito democratico.
“Arrivano – continua – altri milioni di euro per iI territorio, grazie alla Legge di bilancio a cui abbiamo lavorato in Parlamento e al relativo decreto del Ministero dell'Economia. In sostanza, viene data la possibilità ai Comuni di spendere risorse proprie in deroga ai vincoli di bilancio, liberando così la possibilità di fare investimenti per cifre anche di notevole impatto”.
“Si tratta di una buona notizia per l'Umbria: vedrà sbloccati la bellezza di oltre 3 milioni 700.000 euro”, conclude.
Questi nel dettaglio gli interventi previsti: Provincia di Perugia 697.000, Provincia di Terni 139.000, Comune di Cannara 167.000, Comune di Castiglione del Lago 450.000, Comune di Città di Castello 299.000, Comune di Fratta Todina 308.000, Comune di Marsciano 436.000, Comune di Monteleone di Orvieto 39.000, Comune di Narni 370.000, Comune di Orvieto 821.000.
“È stato firmato il decreto con il quale vengono attribuiti a comuni, province e città metropolitane gli spazi di spesa grazie al trasferimento allo Stato dell'onere di circa 700 milioni di euro. Di questi 450 milioni sono destinati all'edilizia scolastica il resto al rischio sismico e al dissesto idrogeologico”. Ne dà notizia Umberto D’Ottavio, deputato del Partito democratico.
“Si tratta di un grande sostegno all'azione degli enti locali molto atteso e che continua l'azione di sostegno del Governo ad avere edifici scolastici a norma e accoglienti”, conclude.
“Cara Presidente, dopo molto tempo finalmente la proposta di legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” (A.C. 1142) è arrivata all’attenzione dell’Aula. Il provvedimento presentato è frutto di un lungo ed intenso lavoro svolto all’interno della XII Commissione Affari Sociali durato per oltre 11 mesi. Un lavoro che ha tenuto conto anche del dibattito nel paese, delle sensibilità diverse, degli orientamenti diffusi nella società. E, purtroppo, anche dei tanti casi privati o giunti agli onori della cronaca negli ultimi mesi. Ha tenuto conto di un confronto che – non possiamo negarlo – è stato all’attenzione della vita politica da almeno una quindicina di anni. Ora il testo potrà essere votato ed emendato da tutti i colleghi Deputati e poi ulteriormente modificato, se necessario, nel suo passaggio al Senato, nella speranza che poi venga approvato definitivamente poiché i contenuti rappresentano soluzioni normative attese da tempo nel nostro ordinamento giuridico. Purtroppo, ignorando i regolamenti e la prassi del Parlamento, in questi giorni è montata una polemica che ha visto accusare a gran voce i parlamentari di aver lasciato “l’Aula vuota” durante la discussione generale dello scorso lunedì, come se fosse quella e non tutte le altre elencate sopra, l’occasione per esaminare il provvedimento. E’ l’ennesima volta in cui, i parlamentari, soprattutto quelli della maggioranza che sostiene il Governo, vengono ingiustamente tacciati di scarsa produttività e presenza in Aula, quando invece la realtà dei fatti è molto diversa. Sappiamo quanto Lei abbia voluto caratterizzare la sua Presidenza sul rispetto delle istituzioni e sull’impegno collettivo ed individuale di tutti coloro che vi operano. Per questo sarebbe forse opportuno che Lei per prima, illustrando ai cittadini e alla stampa, quali siano i regolamenti in termini di partecipazione alle sedute in Aula, voglia difendere il lavoro dei colleghi deputati. Si tratta infatti di una polemica ingiusta che punta a delegittimare l’azione sul provvedimento e più in generale chi lavora nelle istituzioni, una polemica che alimenta l’antipolitica e il qualunquismo. Altra cosa è accettare che la nostra attività sia sottoposta alla verifica continua da parte della stampa e dell’opinione pubblica”. Lo scrive la deputata del Pd, vicepresidente della commissione Affari Sociali di Montecitorio Daniela Sbrollini, in una lettera indirizzata alla presidente della Camera, Laura Boldrini, firmata da 53 deputati Pd, in cui si chiede alla presidente della Camera di fare chiarezza sulla polemica apparsa nei giorni scorsi sugli organi di stampa accusando i parlamentari di non essere presenti in aula in particolare lo scorso lunedì.
"Il decreto di attuazione della direttiva Bolkestein penalizza le microimprese. Per questo noi del Partito democratico stiamo spingendo perché la norma sia rivista al più presto". Lo affermano Valentina Paris e Marco Donati, deputati del Partito democratico e firmatari della mozione presentata dal Pd sull’attuazione della direttiva Bolkestein.
"Il recepimento della direttiva Bolkestein – spiegano - estendendo la possibilità di esercitare il commercio ambulante su area pubblica anche alle società di capitali, oltre ad introdurre concessioni limitate per il commercio ambulante, danneggia di fatto le piccole imprese, incluse quelle a conduzione familiare, a causa dell'impossibilità per le stesse di programmare investimenti e recuperare quelli già realizzati. Grazie all'emendamento approvato nell'ultimo decreto Milleproroghe siamo riusciti a prorogare il termine delle concessioni al fine di allinearne le scadenze e garantire omogeneità di gestione nelle procedure di assegnazione sull'intero territorio nazionale”.
“Il prossimo passo è quello di rivedere quanto prima il decreto attuativo della direttiva europea cercando di arrivare a criteri di assegnazione più equi, che tengano presente la differente natura, per caratteristiche, dimensioni e forza economica, degli operatori in campo”, concludono.
“Finalmente un passo decisivo per una riforma attesa da anni che guarda alla tutela delle vittime con garanzie processuali e certezza della pena”. Così Anna Rossomando, deputata del Partito Democratico componente la commissione Giustizia alla Camera, sull’approvazione al Senato del DDl sul processo penale.
“Il testo – prosegue - è frutto del prezioso lavoro del Parlamento e del Governo con il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Un testo che ha tenuto conto dell’esperienza e delle osservazioni di tutti gli operatori di giustizia e di quanto elaborato dalle commissioni che in questi anni hanno lavorato sulla riforma della giustizia penale, l’ultima delle quali la commissione Canzio.
Nell’impianto generale – aggiunge Rossomando - il tema della ragionevole durata del processo è centrale e viene affrontato con interventi su più fronti: inserendo soluzioni alternative allo svolgimento del processo in presenza di reati meno gravi allorquando si ripara il danno alla vittima; la semplificazione del sistema delle impugnazioni; tempi certi per conoscere una volta terminate le indagini preliminari se c’è l’archiviazione o il rinvio a giudizio; mantenuto l’impegno di modificare la ex-cirielli in tema di prescrizione inserendo al contempo una serie di misure volte a snellire il procedimento penale e accelerarne i tempi. Importante la delega sulle intercettazioni, finalizzata a regolamentare in modo più puntuale la loro diffusione in linea con gli orientamenti di alcune importanti Procure tutelando la privacy delle persone senza intaccare la funzione delle inchieste giornalistiche; non si limiterà in alcun modo l’utilizzo delle intercettazioni come strumento investigativo mentre sono previste misure di razionalizzazione delle loro spese e tariffe. Infine l’attesa delega per la riforma dell’ordinamento penitenziario per dare maggiore concretezza al principio costituzionale della funzione rieducativa della pena e adempiere all’impegno solennemente assunto da più parti a migliorare le condizioni delle persone detenute nelle nostre carceri. Ora – conclude Rossomando - un ultimo scatto per approvarla definitivamente alla Camera”.
“Ben 8mila ettari coltivabili per i giovani messi all’asta su internet per coloro che vogliono “vivere di terra e con la terra”, che vogliono, con l’agricoltura, trovare la propria dimensione lavorativa e produttiva nella società. Una grande opportunità per il nostro Paese voluta dal Partito democratico e dal Governo, i quali hanno lavorato affinché la possibilità di sviluppo e occupazione dimostrata in questi ultimi anni dal settore agricolo potesse diventare nuovo sbocco lavorativo per tanti giovani”. E’ il commento del capogruppo Pd in commissione Agricoltura Nicodemo Oliverio all'avvio della "banca delle terre agricole”, presentata oggi dal ministro Martina. "Ringrazio il Ministro Martina – prosegue Oliverio - che si è adoperato per la realizzazione di questo progetto dimostrando, ancora una volta, la sua volontà di portare avanti un rinnovamento complessivo del comparto agricolo. Si tratta di una grande operazione politica volta a realizzare una nuova stagione di riforma agraria dedicata specificamente ai giovani che non hanno ancora compiuto i 40 anni.
Sarà l’occasione per un ricambio generazionale, non solo determinerà nuovo sviluppo ed occupazione, ma costituirà anche strumento per il presidio e la cura del territori, spesso abbandonati, rafforzando e valorizzando le nostre tradizioni territoriali con uno sguardo rivolto all’innovazione tecnologica e alle nuove conoscenze.
Questo progetto ha visto la collaborazione di Ismea e del Demanio e conferma l’importanza di un lavoro di squadra, di coordinamento tra più soggetti, istituzionali, politici, territoriali, della società. I giovani porteranno linfa vitale alla nostra agricoltura e la Banca delle terre è una grande opportunità di arricchimento” conclude Oliverio
Ma perché non fare gare aperte e senza secretazione?
“Il ministro Lorenzin, rispondendo ad una nostra interrogazione, ha assicurato che è in corso la rinegoziazione tra Aifa e case farmaceutiche per l’impiego dei nuovi farmaci contro l’epatite C. Siamo molto soddisfatte, visti i prezzi proibitivi che hanno indotto molti pazienti a recarsi all’estero per ottenere i medicinali prodotti in alcuni Paesi attorno ad un costo di 600 euro. Siamo anche preoccupate perché la rinegoziazione deve avvenire intorno a questo prezzo, mentre abbiamo letto sulla stampa cifre ben più elevate (7000 euro!) che non avrebbero ragion d’essere”. Lo sostengono Donata Lenzi e Margherita Miotto, deputate del Pd, le quali ricordano che “il Piano di eradicazione dell’epatite C”, annunciato qualche giorno fa dal direttore di Aifa, Mario Melazzini, prevede di trattare circa 240mila persone in tre anni, grazie allo stanziamento totale di un miliardo e mezzo di euro deciso alla fine dello scorso anno dal Governo. Con i nuovi criteri indicati dall’Agenzia, quasi tutti i malati, anche i tanti asintomatici potrebbero essere curati, mentre, in base al vecchio accordo, siglato con Gilead e altre aziende fornitrici dall’allora direttore di Aifa Luca Pani, è stato possibile trattare solo 65mila pazienti affetti da epatite C, scelti in base a condizioni di gravità, a un costo medio di circa 14mila euro a paziente - costo che aveva impedito l’allargamento della platea. Basti pensare che, se il costo per il primo paziente trattato si aggirava intorno a 40 mila euro, il cinquantamillesimo paziente è costato circa 3400 euro; i costi fissi sono così ampiamente ammortizzati e pertanto la base di trattativa più ragionevole secondo noi è di 3400 euro. A tutt’oggi proseguono i negoziati con le aziende farmaceutiche per la determinazione del prezzo di acquisto a carico del Ssn: noi crediamo che a questo punto di possa andare ad una gara aperta, senza nessuna secretazione, per garantire prezzi più convenienti e cure adeguate per i malati”.
Il responsabile Giustizia del Pd: “con nuove norme pene minime più alte così chi delinque va in carcere”
“La riforma del processo penale prevede vari aspetti significativi ma tengo a sottolinearne uno in particolare: le nuove norme garantiscono la certezza della pena per chi commette furti, rapine o estorsioni, cioè reati odiosi che mettono a rischio la sicurezza e la libertà dei cittadini, soprattutto quelli nelle abitazioni e nella attività commerciali. E’ perciò una riforma che interviene nelle vite di ciascuno di noi, senza demagogia ma con i fatti, portando più rigore e serietà nelle sanzioni”. Lo dice il responsabile Giustizia del Pd, David Ermini, il quale spiega che “le pene per quei reati (artt. 624, 628 e 629) sono tutte aumentate per garantire che vada in carcere chi li commette. Perché il punto debole dell’attuale legislazione era proprio la possibilità di evitare la reclusione grazie ad un sistema di pene che permetteva ai condannati di usufruire di misure alternative. Noi abbiamo voluto riequilibrare il sistema a favore della certezza della pena. Un sistema più giusto dalla parte dei cittadini”.
Ecco come cambiano le norme:
articolo 624-bis (furto) da 1-6 anni la pena passa a 3- 6 anni (Furto aggravato da 3-10 /4-10)
articolo 628 (rapina) da 3-0 la pena passa a 10 a 4-10
articolo 629 (estorsione) da 6-20 anni la pena passa a 7-20 anni
“L'approvazione da parte del Senato della Riforma del Codice e del Processo Penale è davvero una buona notizia che porta a compimento un lavoro importante di anni, compiuto insieme al parlamento dal Governo Renzi con il Ministro della Giustizia Orlando. E' legittimo che singole componenti del mondo giudiziario esprimano pareri anche tra loro contrastanti. Per parte mia penso che si sia fatto un grande passo in avanti di sistema, per rendere più snello il procedimento, più efficace il contrasto a reati di particolare allarme sociale. E penso che i contenuti della delega in materia di prescrizione aiutino a combattere meglio la corruzione. Così come quelli sulle intercettazioni, che tengono insieme diritti costituzionali come quelli della libertà di informazione e del diritto alla privacy. Siamo particolarmente soddisfatti della parte che riguarda l'ordinamento penitenziario, verso una pena giusta, ma anche tesa al recupero e al reinserimento sociale delle persone che hanno sbagliato”.
“Ancora un caso di licenziamento senza pietà. Questa volta è la società Carrefour che non ha esitato a inviare una lettera di esclusione dal lavoro a Cosimo Lomuscio di Torino che da 27 anni lavora presso il supermercato di Corso Turati 75 inquadrato al 4°livello. L'accusa è quella di avere superato i sei mesi consecutivi di assenza per malattia. Peccato che Cosimo Lomuscio sia ancora ricoverato per una grave depressione che non gli ha consentito di provvedere alle sue tutele”. Lo hanno dichiarato i deputati del PD Umberto D'Ottavio e Antonio Boccuzzi che considerano “eccessivo e senza pietà il comportamento della società Carrefour” e chiedono di “ripensare alla decisione di licenziare. Inoltre, il Governo intervenga su una vicenda che non ha rispetto della dignità umana”.
“Rivedere il decreto di attuazione alla Direttiva Bolkestein escludendo il commercio su aree pubbliche o stabilendone l’applicazione secondo modalità che ne contengano le ripercussioni negative sul tessuto economico e sociale, anche mediante l’individuazione di criteri per la concessione delle autorizzazioni che tengano conto delle diverse caratteristiche e dimensioni degli operatori e dei luoghi in cui si svolge il commercio ambulante”.
Così il Gruppo alla Camera del Pd impegna il governo - con la mozione presentata dai deputati Donati, Becattini, Ermini, Paris, Impegno, Bragantini, Barbanti, Dallai, Manfredi, Minnucci, Moscat, Palladino Giovanni - a modificare il testo del decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, con il quale il legislatore italiano ha dato attuazione alla direttiva 2006/123/CE (cd. Direttiva Bolkestein) relativa ai servizi nel mercato interno.
“Estendere a tutti coloro che hanno operato nel 2016 la proroga contrattuale, non solo a chi avesse il contratto in scadenza a fine 2016, con particolare riferimento alla questione del Centro per l’impiego di Campobasso”. Lo chiede Laura Venittelli, deputata del Partito democratico, e co-firmataria di una mozione presentata da Carlo Dell’Aringa sulle iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego”.
“L’Italia oggi, in attesa dell’emanazione dei decreti attuativi della riforma nel mercato del lavoro nello specifico delle politiche attive, mostra ancora criticità per i servizi pubblici per chi è in cerca di occupazione. A ciò si aggiunge che le nuove disposizioni contenute nel Jobs Act possono far correre il rischio non solo di aumentare il già elevato numero degli utenti presi in carico dai servizi per l’impiego, ma soprattutto la disparità e frammentazione delle politiche attive su tutto il territorio nazionale. Inoltre, una elevata quota di personale precario rende meno efficiente l’organizzazione del lavoro soprattutto se vista in un’ottica di medio periodo”.
“L’auspicio è che si intervenga ulteriormente a favore di tutti coloro che hanno operato nel corso dell’anno 2016 e che il decreto Mille proroghe possa essere utilizzato anche per quei lavoratori dei centri per l’impiego che, come è accaduto in alcuni territori, non hanno avuto la possibilità di concludere il loro servizio al 31 dicembre 2016 a causa dell’ingorgo creatosi attorno alle attribuzioni di competenze, che a tutt’oggi risulta irrisolto”, conclude.
“Bisogna regolare in modo più certo la legittima difesa. In tanti, troppi confondono la legittima difesa con il farsi giustizia da sé”. Lo scrive su Facebook Alessia Morani, vice-presidente del gruppo Pd alla Camera.
“Legittima difesa – spiega - è sostituirsi allo Stato quando lo Stato non riesce a difendere i propri cittadini: se qualcuno si introduce in casa mia ho il diritto di difendermi e devo farlo, comunque, nei limiti concessi allo Stato stesso. Non è una difesa arbitraria ma regolata. Farsi giustizia da sè è invece uscire da casa, andare in cerca del ladro e magari perpetrare la propria vendetta. L'attuale formulazione della legge sulla legittima difesa è già un buon punto di equilibrio perché considera proporzionato il rapporto tra offesa e difesa. La proposta delle destre va molto oltre l'attuale norma, chiedendo che quando si utilizza un'arma nel proprio domicilio si debba sempre evitare l'accertamento dei fatti da parte del magistrato. Per capirci: nell'idea della Lega uno come Oscar Pistorius che ha sparato alla sua fidanzata in casa, dichiarando di averla scambiata per un ladro notturno, non sarebbe stato processato. Una norma così strutturata è evidentemente pericolosa. La nostra proposta rafforza la norma sulla legittima difesa andando a regolare le cause che escludono la punibilità del proprietario di casa. Come? Stabilendo che il turbamento psichico dovuto alla introduzione di una o più persone nella propria casa possa giustificare l'utilizzo di un'arma anche se in seguito si stabilisce che non vi è proporzione”.
“Per fare un esempio: una persona sola o a casa con i propri figli che subisce una rapina può e deve difendersi in ogni modo. In questo caso il turbamento e la preoccupazione per l'incolumità per se' e per i figli determinerebbero la non punibilità del suo gesto”, conclude.
“Esprimiamo soddisfazione ed apprezzamento per il nuovo accordo fra Italia e Svizzera: va nella corretta direzione di una sempre maggiore trasparenza fiscale tra i due Paesi. Allo stesso tempo è giusto sottolineare anche la bontà delle scelte sulla voluntary disclosure come strumento utile per riportare in Italia importanti risorse. Bene, dunque, il governo Gentiloni per la capacità di proseguire in questo importante lavoro in materia di accordi internazionali seguendo la strada avviata dal governo Renzi. Un percorso che sta producendo risultati senza precedenti nel recupero dell’evasione e che va rafforzato con una battaglia determinata per superare la concorrenza fiscale all’interno della stessa Unione europea”.
Così il deputato Dem Marco Di Maio, della Presidenza del Gruppo Pd.