Poste: Pd, silenzi Del Fante confermano che privatizzazione serve solo a fare cassa
Ad non ha detto quanto costerà allo stato la vendita delle azioni di una società in attivo
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È urgente la massima chiarezza da parte del governo sul futuro di Poste, una delle aziende a partecipazione pubblica più importanti e strategiche per il Paese. Dopo le dichiarazioni e le promesse di fermarne la privatizzazione annunciate dalla premier Meloni in campagna elettorale, abbiamo chiesto al governo di correggere o ritirare coerentemente il dpcm perché va proprio nella direzione opposta.
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Il Gruppo del Partito Democratico ha votato contro la privatizzazione di Poste Italiane S.p.a. e ha presentato un parere alternativo firmato da Anthony Barbagallo, capogruppo Pd in commissione Trasporti e sottoscritto da tutti i componenti dem della IX commissione di Montecitorio, Ouidad Bakkali, Andrea Casu, Valentina Ghio e Roberto Morassut.
“Tralasciando la coerenza della presidente del Consiglio Meloni, di cui Giorgetti è ministro, che fino a ieri metteva manifesti con la sua faccia che dicevano ‘No alla privatizzazione di Poste italiane’, le parole del ministro, che ha confermato la privatizzazione di Poste italiane, ci rendono ancora più preoccupati per il destino di un servizio essenziale. Non c'è stata chiarezza sulla percentuale che sarà detenuta dal pubblico in prospettiva e ancora meno sulle coperture.
“L’audizione del ministro Giorgetti sulla privatizzazione di Poste smentisce le rassicurazioni del ministro Urso, che un’interrogazione aveva risposto che lo Stato avrebbe mantenuto il 51 per cento della società, e conferma un preoccupante cambio di rotta del governo Meloni che si rimangia le promesse fatte e svende importanti asset dello Stato con l’unico intento di fare cassa. Nel caso di Poste, l’operazione appare ancora più insensata visto che non è nemmeno conveniente, come ha ammesso pubblicamente Giorgetti parlando trade off negativo a livello contabile per lo Stato di 100 milioni.
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“L’allarme delle associazioni sindacali sui possibili tagli degli uffici postali nei comuni non va sottovaluta. La Cigl ha infatti stimato che solo in Toscana sono stati soppressi 300 sportelli ed oltre 2000 posti di lavoro. E’ inevitabile che l’annuncio del Governo Meloni di dismettere il 20 per cento dell’azienda per fare cassa potrebbe portare ad ulteriori riduzioni sul territorio nazionale. Sulla vicenda presenterò una interrogazione parlamentare”: è quanto dichiara Emiliano Fossi, deputato Pd e segretario Dem della Toscana.
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