"Nonostante siano state lanciate pochi giorni fa, le trenta piazze lanciate in tutta Italia per protestare contro il taglio del fondo per i Dca sono state molto partecipate: senza di esse il governo non sarebbe corso ai ripari per rimediare al fastidioso errore che ha commesso il governo con l'ultima Legge di bilancio, azzerando il fondo destinato alla prevenzione e cura dei Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione. Il ministro Schillaci, mercoledì al Question time, ha dato risposte vaghe e insufficienti, soprattutto sulla vera richiesta delle piazze, di scorporare le prestazioni relative ai Dca dal capitolo salute mentale dei Lea e istituire per esse un capitolo autonomo. Può ancora ascoltarle: anzi è suo dovere farlo, visto che si tratta di dare attuazione al comma 687 della Legge di bilancio 2022, istituendo un capitolo specifico sui Dna nei Lea. Queste piazze dimostrano anche che i giovani hanno grande consapevolezza e lucidità, hanno a cuore la sanità pubblica e la salute collettiva. Giustamente, non restano a guardare: pretendono investimenti, pretendono una sanità pubblica di qualità e accessibile, pretendono semplicemente un futuro dignitoso, perciò vanno ascoltati”.
Così la deputata Rachele Scarpa, responsabile Giovani e salute del Partito Democratico.
"Il gioco che sta facendo il governo sul fondo per combattere i disturbi del comportamento alimentare è davvero vergognoso. Oggi durante il Question time in Parlamento abbiamo chiesto di ripristinare il fondo e di aprire finalmente la procedura di riconoscimento autonomo dei DCA all’interno dei LEA. La risposta del Ministro è stata un interminabile giro di parole, a tratti incomprensibile e fuori contesto. Quello che abbiamo capito è che a valle delle mobilitazioni che ci sono state da parte delle associazioni, delle famiglie dei pazienti e dell’opposizione, quanto meno si è trovato un piccolo budget di 10 milioni per dare una parte di copertura al fondo che era stato completamente definanziato. In Italia sono circa 4 milioni le persone in cura per anoressia, bulimia e binge eating e ci sono circa 4.000 decessi all’anno. Persone che muoiono non perché vittime di una malattia terminale, ma per mancanza di cure. Cure che verrebbero assicurate se venisse attuata la legge del 2021 e si facesse un semplice decreto attuativo, che il governo si rifiuta di fare. Per questo, le parole del ministro ci lasciano ancora una volta l’amaro in bocca perché i 10 milioni non bastano per curare i 4 milioni di malati. Il Ministro di fatto blocca l’unica strada da percorrere ovvero quella di inserire i DCA in un capitolo autonomo dei LEA, con budget specifico e assicurare obbligo di cura in tutte le regioni. Per questo venerdì parteciperemo alla mobilitazione nazionale del movimento lilla, delle associazioni, degli studenti. Saremo in piazza con chi chiede di applicare una legge sui LEA che garantirebbe cure e dignità. Quella legge dello Stato che voi vi rifiutate di applicare, tradendo le speranze di milioni di persone".
Così i dem Marco Furfaro e Rachele Scarpa che sono intervenuti oggi al question time alla Camera.
“Con una mano tagliano fondi, con l’altra inventano reati. È grottesca e ipocrita la trovata della destra per compensare il taglio del fondo nazionale contro i disturbi alimentari e l’inerzia del governo nell’emanare i decreti attuativi che inseriscano le prestazioni sociosanitarie legate ai Dca in un capitolo a parte dei Lea. La destra pretende di risolvere tutto con un panpenalismo senza criterio e, sempre e comunque, a costo zero: il grido disperato di pazienti, famiglie, studenti e associazioni invece ci spiega che servono risorse, personale specializzato, strutture apposite, educazione e prevenzione. Tutte cose che possono venire solo da un adeguamento dei Lea, che già dovrebbe essere legge, e con un atteggiamento che punti più a educare, che a punire. Altrimenti interverremo sempre ex post, quando sarà troppo tardi. Il governo si concentri sul trovare risorse per i decreti attuativi dei Lea e ci risparmi l’ennesima proposta di legge che usa il codice penale per dare risposte a problemi sociali”.
Così la deputata Rachele Scarpa, responsabile Giovanni e salute per il Partito Democratico, commenta il via libera del Senato a una proposta di legge che intenderebbe punisce con carcere e multe fino a 20mila euro chi, anche online, istiga al disturbo alimentare.
“Quanto emerge dalla XI indagine dell’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia è un quadro molto preoccupante che purtroppo non stupisce. Le strutturali condizioni di difficoltà e precarietà che accompagnano il ruolo dei dottorandi in Italia non sono infatti nuove, ma nonostante ciò continuano a peggiorare: borse troppo basse, incapaci di garantire una vera sostenibilità economica, carichi di lavoro esagerati e un imbuto lavorativo che nega prospettive certe al grande lavoro di ricerca che si compie. Tutto questo, sottolinea il documento di ADI, produce livelli di stress e depressione allarmanti. Interventi immediati non sono solo auspicabili, ma necessari”. Lo afferma Rachele Scarpa, deputata del Partito Democratico che ha ospitato la conferenza stampa presso la Camera. Alla presentazione erano presenti la Dott.ssa Rosa Fioravante, Segretaria nazionale ADI, il Prof. Paolo Vincenzo Pedone, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), il Prof. Antonio Felice Uricchio, Presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), il Prof. Francesco Priolo, Rettore dell’Università degli Studi di Catania, coordinatore della Commissione ricerca della Conferenza dei rettori delle Università Italiane (CRUI), la Dott.ssa Marcella Gargano, Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore, Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), ed Alessia Conti, Presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU).
“Condivido il punto di vista dell'ADI – prosegue Scarpa - per cui il tema della salute mentale affrontato solo come episodico malessere individuale, ci fa correre il rischio di percepirlo come una mera ulteriore voce di spesa offrendo, per esempio, alcune sedute psicologiche e di counselling gratuite alla comunità dottorale. Se questo tema diventa invece elemento di riflessione sulla sostenibilità dei luoghi di lavoro di ricerca, qualità delle relazioni interpersonali, serietà del percorso professionalizzante e benessere personale e organizzativo, allora può rappresentare una straordinaria occasione di promozione di ambienti lavorativi cooperativi, percorsi formativi innovativi e inclusivi ed essere vettore di accesso a nuovi diritti e tutele. L’intervento sistemico sulle cause profonde rappresenta quindi un orizzonte non solo di sostenibilità economica e contenimento dei costi dell'intervento ex post, ma anche orizzonte positivo di promozione di valori fondanti della comunità accademica, nel riconoscimento del diritto universale alla dignità, al benessere materiale e immateriale, allo sviluppo umano integrale. Inoltre le indagini dell'ADI consentono di sollevare periodicamente i problemi strutturali legati alla considerazione del percorso dottorale come percorso unicamente di studio, svalutandone la professionalità e facendo mancare le dovute tutele che spetterebbero sul posto di lavoro, in controtendenza con il resto d'Europa."
Domani, 16 gennaio, verrà presentata presso la Camera dei Deputati la XI Indagine sulle condizioni di lavoro e la salute mentale del dottorato di ricerca condotta da ADI - Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia.
La presentazione è ospitata dall’on. Rachele Scarpa, promotrice dell’Intergruppo sulla salute mentale e responsabile giovani e salute del Partito Democratico, che dichiara: “Quanto emerge dalla XI indagine dell’ADI è un quadro molto preoccupante che purtroppo non stupisce. Le strutturali condizioni di difficoltà e precarietà che accompagnano il ruolo dei dottorandi in Italia non sono infatti nuove, ma nonostante ciò continuano a peggiorare: borse troppo basse, incapaci di garantire una vera sostenibilità economica, carichi di lavoro esagerati e un imbuto lavorativo che nega prospettive certe al grande lavoro di ricerca che si compie. Tutto questo, sottolinea il documento di ADI, produce livelli di stress e depressione allarmanti. Interventi immediati non sono solo auspicabili, ma necessari”.
Alla presentazione saranno presenti la Dott.ssa Rosa Fioravante, Segretaria nazionale ADI, il Prof. Paolo Vincenzo Pedone, Presidente del Consiglio Universitario Nazionale (CUN), il Prof. Antonio Felice Uricchio, Presidente dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), il Prof. Francesco Priolo, Rettore dell’Università degli Studi di Catania, coordinatore della Commissione ricerca della Conferenza dei rettori delle Università Italiane (CRUI), la Dott.ssa Marcella Gargano, Direttrice generale delle istituzioni della formazione superiore, Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), ed Alessia Conti, Presidente del Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU).
23 anni, 26 anni: sono vite giovani quelle che si spezzano nelle carceri italiane. Matteo Concetti ad Ancona e Stefano Voltolina a Padova sono i primi suicidi in carcere di quest'anno: ragazzi giovani, le cui condizioni di salute mentale già fragili non hanno potuto che deteriorarsi fino all'estremo, in un ambiente che evidentemente non solo le trascura, ma le compromette irrimediabilmente.
E' un circolo vizioso che si ripete: il carcere non è fatto per chi sta male. Il carcere fa stare sempre peggio. Disumanizza, isola, abbandona. In carcere si è in troppi per prestare cura al male di ciascuno. Non c'è recupero possibile. Per gli scarti della società, non può esserci speranza: questo è il triste messaggio che si solleva da questi ennesime morti.
Al dramma dei suicidi in carcere e alle condizioni di vita drammatiche di chi è detenuto in Italia non pensa nessuno, se non in qualche fugace dichiarazione di fine anno, a commento di numeri sempre peggiori. Sono lacrime di coccodrillo quelle di un governo che inventa ogni giorno un reato nuovo, che trova nel panpenalismo una soluzione a ogni problema sociale, quelle di una destra che non si azzarda a sprecare tempo e risorse per tutelare la popolazione carceraria in Italia, ma che fantastica, quando può, sull'abolizione del reato di tortura. Quelle di chi oggi, come per tutto il resto dell'anno, su queste morti starà in silenzio. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore.
"Ha ragione il Papa: le Ong salvano tanta gente. Per questo bisognerebbe andare esattamente in quella direzione. Il Mediterraneo rimane drammaticamente sguarnito di soccorsi, e il governo ha saputo mettere in campo solo politiche di ostacolo al lavoro delle Ong, senza in alcun modo compensarle con un rafforzamento delle missioni di soccorso. Poi la macchina del fango, con accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e l’utilizzo giornalistico, gravissimo, di intercettazioni illegali a danno di parlamentari per sostenere queste accuse, manipolandone i contenuti. L’immigrazione è parte della sfida più grande dei prossimi decenni, e su questo ci sono tante visioni diverse. Ma sul soccorso in mare non dovrebbe essere così: chi è in pericolo va messo in salvo, sempre. Papa Francesco ha fatto ben emergere questo elemento. Magari la destra italiana, per una volta, potrebbe mettersi in discussione e in ascolto". Così la deputata dem Rachele Scarpa.
Dichiarazione di Rachele Scarpa, deputata Pd
È con dolore, orrore e rabbia che apprendo dell’ennesimo femminicidio, avvenuto a Riese Pio X, nella provincia di Treviso. La ferita di quanto successo a Giulia Cecchettin e decine di altre donne è ancora fresca dentro di noi, e di nuovo il nostro territorio diventa teatro della violenza mortale di un uomo su una donna. Voglio esprimere le mie condoglianze più sincere alla famiglia e ai cari della vittima, e ribadire la necessità di impegnarci per fermare questa strage, conscia che le parole non bastano più. Dobbiamo agire subito, ora, non so cosa altro debba succedere per farci capire l’assoluta priorità di questo problema.
"Stamattina alla Camera dei deputati ho partecipato, assieme alla collega Ouidad Bakkali, al deputato Nicola Fratoianni e a Luigi Manconi, alla presentazione del Rapporto annuale sullo stato dei Diritti in Italia (anno 2022), un prezioso strumento di analisi realizzato dall'associazione 'A buon diritto'. L’approccio dell’intero rapporto è profondamente intersezionale: uno sguardo che condivido e che dà a noi parlamentari tanti spunti e 'compiti per casa'.
Oggi ho approfondito i capitoli sulle discriminazioni di genere e della comunità LGBTQIA+, due fronti su cui la discriminazione non è esclusivamente culturale, ma corre anche sulle gambe di una serie di disparità anche economiche e di accesso al welfare. Secondo l'ISTAT, infatti, il 41% delle persone LGBTQIA+ ha dichiarato di aver subito discriminazione sul lavoro a causa del proprio orientamento sessuale, mentre resta basso il tasso di occupazione femminile, tra i più bassi in Europa (55%, contro il 69% della media UE di donne nella fascia 20-64)". Così la deputata dem Rachele Scarpa.
"Il cambiamento - ha concluso Scarpa - va promosso su tutti i fronti: dall’educazione e dalla formazione, alla prevenzione contro la discriminazione, al linguaggio, al contrasto della povertà che è ostacolo di ogni forma di emancipazione e autodeterminazione. E soprattutto non si può tacere davanti ai 106 femminicidi e ai 9 transcidi del 2022, un problema strutturale che necessita di urgenti risposte strutturali. Non possiamo più tollerare approcci che mettono in contrasto diritti civili e diritti sociali: grazie ad 'A buon diritto' che col suo lavoro annuale dà sostanza e direzione al nostro lavoro".
“La puntata di ieri di Report getta un'ombra pesante sulla Giunta di Venezia e sul suo sindaco: se la magistratura dovesse accertare quanto accaduto si configurerebbe una non tollerabile situazione per la quale il sindaco antepone i propri interessi a quelli della città.
Il sindaco Brugnaro in campagna elettorale aveva garantito che non avrebbe fatto nulla sui suoi terreni, evitando di essere in conflitto di interesse, salvo poi trattare direttamente col magnate cinese per la vendita dei pili e la realizzazione negli stessi di progetti di edificazione e del Palazzetto dello sport. La magistratura farà il suo corso e accerterà eventuali reati. Quello che già è evidente è che il sindaco Brugnaro deve fare chiarezza subito, perché il suo comportamento è politicamente inaccettabile e irrispettoso. Ne va della dignità di una città che per nessuna ragione può diventare un mezzo sulle cui spalle arricchire le proprie tasche”. Lo dichiara la deputata del Pd, Rachele Scarpa.
Ieri pomeriggio alla Camera abbiamo votato la fiducia, l'ennesima, sul Decreto fiscale. Grande assente del decreto è una presa di consapevolezza del Governo sull'urgenza di mettere mano sugli incentivi sull'acquisto di "case green" o sulla conversione degli edifici. Per questo ieri abbiamo presentato un un ordine del giorno, a firma mia e del collega Simiani, che impegna il governo a prorogare fino ad almeno il 2025 gli incentivi fiscali per l'acquisto di case ad elevato coefficiente di efficienza energetica. Avere edifici più efficienti infatti significa anche rendere le famiglie e le imprese più resistenti agli shock dei prezzi dell’energia, oltre a rientrare negli obiettivi europei di riduzione delle emissioni nette di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Il Governo, forse in uno spiraglio di lucidità, ha accolto l'ordine del giorno con riformulazione, poi approvato all'unanimità.
Mi fa piacere che il Governo abbia deciso di impegnarsi, anche perché è evidente che sia necessaria una riorganizzazione delle politiche sugli incentivi. Non solo sull'acquisto di case in classe energetica più elevata, ma anche e soprattutto sugli incentivi per l'efficientamento delle case nelle fasce più basse. La FILLEA CGIL infatti denuncia il drammatico rischio di una perdita di oltre 200mila posti di lavoro a causa della fine della cessione del credito e dei tagli sul PNRR. Come al solito a pagarne il prezzo, oltre ai lavoratori, saranno persone con redditi più bassi e con le case nella classe energetica più bassa, più costose in termini di consumi. Come al solito le conseguenze dello stallo o delle scelte sbagliate del Governo le pagheranno i redditi più bassi. Questa è una crisi annunciata: Il Governo deve fare delle scelte e assumere la riqualificazione delle nostre città come grande priorità politica, con meno incentivi a pioggia alle imprese e più politica industriale mirata e coerente con gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che favorisca crescita economica, benessere sociale e riduzione delle emissioni.
“Ci risiamo. Così come accaduto con il voto ai fuori sede, anche per il salario minimo il governo decide di affossare il provvedimento, facendosi votare dalla maggioranza di centrodestra una delega che consentirà di occuparsi eventualmente della questione senza impegni reali e tra un mare di tempo, con principi opposti a quelli da cui partiva la proposta delle opposizioni: le gabbie salariali e il riferimento ai contratti più applicati - quindi, potenzialmente, anche quelli pirata -, per stabilire il trattamento economico complessivo minimo. L’opposto nei contenuti della proposta calendarizzata in quota opposizioni.
Oggi in Italia la retribuzione mediana lorda annua è assai più bassa della media europea. È inaccettabile e gli italiani sono i primi a riconoscerlo e a sostenere soluzioni come quella che abbiamo proposto. Gli unici a non accorgersene e a negare la realtà sono la Meloni e i suoi sodali. La verità è che il governo non vuole il salario minimo e non ha una proposta alternativa. Per dignità abbiamo levato le sottoscrizioni del PD da una proposta di legge che non è più utile ai lavoratori: abbiamo lasciato che la destra si votasse da sé questa scatola vuota. “
Così Rachele Scarpa, deputata del PD.
“D'intesa con la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, nell'ambito della delega Salute e sanità di Marina Sereni, mi è stato affidato un nuovo incarico nazionale su 'Giovani e Salute'. Grazie ad Elly e Marina per la fiducia accordatami. Pensiamo spesso al Servizio Sanitario Nazionale pubblico come qualcosa di più vicino alla popolazione anziana che a quella giovanile: eppure non è così, e sono tantissimi i temi attraverso cui possiamo trasmettere l’importanza del coinvolgimento delle generazioni più giovani nell’evoluzione e nella difesa della sanità pubblica”.
Lo dichiara la deputata democratica, Rachele Scarpa.
“Occorrerà innanzitutto chiedersi - aggiunge - cos’è salute, per i giovani? E che contributi preziosi può dare la nostra generazione nell’implementazione della salute collettiva? Penso al grande contributo avuto nel portare alla luce il diritto al benessere psicologico, e nell’evidenziare la sua profonda connessione con le condizioni materiali e con le prospettive di precarietà. Penso al grande tema della salute sessuale e affettiva, che è innanzitutto diritto a un’educazione completa, inclusiva e di qualità, a una contraccezione libera, accessibile e sicura, alla prevenzione, al grande tema del consenso. Alla salute come diritto anche delle persone queer e con corpi e identità non conformi. Al tema delicatissimo del contrasto ai disturbi alimentari e dell’educazione alimentare, o anche alla valorizzazione e alla tutela dei giovani professionisti del mondo della salute. Molte altre sono le sfaccettature del tema, attualissime, da affrontare, con coscienza della profonda intersezione del tema della salute giovanile con molte altre questioni. Penso - conclude - che il Partito Democratico, su questo terreno, abbia molto da dire, da sviluppare e da proporre, e non vedo l’ora di iniziare: sarò a disposizione, oggi ancora più di prima, per girare l’Italia nelle iniziative che nasceranno dai circoli e dal territorio su questi temi, e metterò tutta me stessa per favorire la massima partecipazione e l’elaborazione di campagne, proposte di legge, progetti su questi importantissimi temi”.
"Eccolo lì. È arrivato, di nuovo, Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lega, a sminuire le parole e la denuncia della sorella di una vittima di femminicidio. Nel suo disgustoso comunicato, Valdegamberi mette in discussione l’esistenza di una società patriarcale e della cultura dello stupro. Ma soprattutto commette ancora violenza: è assolutorio, distoglie l'attenzione da ciò che è successo, rompe il silenzio in cui, anche solo per pudore, farebbe meglio a restare. Grazie dunque all'ennesimo ricco maschio bianco, che usa la sua posizione di personaggio pubblico per dare fiato alla bocca e per rafforzare quella stessa cultura che uccide, anziché decostruirla. Si dimetta immediatamente. Le sue parole inquinano il discorso pubblico e mettono in pericolo tutte noi".
“Quello che rischiava di essere solamente il primo doloroso giorno di udienze per decidere del destino degli atti di nascita dei 37 bambini nati da due madri, si è aperto con una grande novità: il pubblico ministero ha richiesto al tribunale di Padova di rimettere la questione alla Corte Costituzionale, inviando ad essa gli atti. Questa è una svolta fondamentale, coerente con quanto sostenuto dalle associazioni di difesa legale della comunità LGBTQIA+. Possiamo trasformare quello che nasceva come un attacco alle famiglie arcobaleno in un’occasione per sanare quei vuoti nella legge italiana, per prevenire discriminazioni future. Ci aspettiamo che il tribunale di Padova accolga questa richiesta: continueremo a batterci senza sosta per il diritto di tutte le famiglie a esistere e a vivere in pace anche di fronte alla Corte Costituzionale”.
Lo dichiara la deputata del Partito Democratico, Rachele Scarpa.