Oggi una delegazione di deputati del Partito Democratico e delle opposizioni si è recata in Albania, a visitare i centri per migranti voluti dal governo Meloni. “È un luogo straniante” dichiara la parlamentare dem Rachele Scarpa. “Abbiamo avuto modo di parlare con alcuni dei trattenuti e ci hanno raccontato una metodologia molto dubbia di screening. Al largo di Lampedusa è avvenuto un pre-screening, chiedendo soltanto se le persone erano in salute oppure no, se avevano i documenti oppure no. Chi viene portato qui è sostanzialmente una cavia del governo". “La struttura di Gjadër – continua il deputato dem Paolo Ciani - è 90 km quadrati di pali di ghiaia sotterranea per sostenere un enorme campo di detenzione che contiene Cpr, carcere, uffici”.
“Confermiamo quanto denunciamo da mesi – continuano Scarpa e Ciani -, il Cpr è solo un enorme macchina di propaganda e di sperpero di denaro pubblico per violare sistematicamente i diritti umani che non risolverà affatto la questione migratoria”.
“Con il voto del Senato, la destra italiana al governo ha deciso di configurare la Gestazione per Altri come ‘reato universale’, alla stregua di attività contro lo Stato, o di crimini contro l’umanità. Un atto di pura ideologia, figlio della propaganda contro le famiglie arcobaleno e contro tutto ciò che questo governo non considera famiglia tradizionale. Un’ideologia cieca perché nella sua ordalia non vede che con questo atto, giuridicamente scellerato, sta colpendo senza alcun distinguo anche chi ha fatto ricorso alla GPA solidale in stati dove è perfettamente legale e riconosciuta, come il Canada o gli Stati Uniti”.
Così la deputata democratica, Rachele Scarpa.
“Diventeranno criminali, punibili fino a due anni di carcere - aggiunge - tutti quei cittadini italiani, di cui solo un’esigua minoranza sono coppie dello stesso sesso, magari impossibilitati ad avere figli naturali per motivi di salute o perché la legge che regola la possibilità di adottare in Italia è ormai completamente superata. Quello compiuto dal governo oggi è piegare il diritto penale ad un’ideologia di parte. Un precedente pericoloso - conclude - che conferma la deriva a cui la destra sta portando l’attività parlamentare”.
“È stata accolta, dopo diverse segnalazioni alla Asl, al Garante e a seguito di una mia interrogazione parlamentare, l’istanza di riesame dell’idoneità alla vita ristretta di D. Fouad, 22 anni, detenuto nel Cpr di Palazzo San Gervasio dal 24 settembre scorso. Le condizioni di salute di Fouad, denunciate nelle scorse settimane, erano critiche: condotto molte volte presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale di Melfi, riportava lesioni riconducibili sia ad aggressioni che a una caduta dall’alto con perdita di coscienza, dopo che era riuscito a salire sul tetto del modulo abitativo e a lasciarsi cadere da un’altezza superiore ai 2 metri. Un episodio sintomatico del suo stato psicologico, già evidente dalla presenza di numerosi segni di autolesionismo presenti sul corpo del ragazzo. Ciononostante, finora non era mai stato sottoposto ad una revisione dell'idoneità alla detenzione amministrativa, ed era stato comunque sempre riportato al Cpr”. Così in una nota la deputata dem Rachele Scarpa.
“Giornalmente – ha aggiunto l’esponente Pd - le sue condizioni erano peggiorate, mentre rimaneva costretto a permanere nel Centro nonostante avesse necessità di portare un catetere. In questo stato è stato abbandonato per giorni all'addiaccio, soffrendo dolori atroci, con una grave negligenza da parte del personale sanitario dell’ente gestore. Oggi, tuttavia, il Giudice di Pace di Melfi ha accolto l'istanza di riesame contro il trattenimento di Fouad, presentata dai suoi legali, e verrà trasferito. È vergognoso che sia stato necessario l'uso di ispezioni, di un'interrogazione parlamentare e la richiesta di riesame. È vergognoso che non sia stato automatico rivedere l'idoneità di Fouad viste le sue condizioni di salute fisica e psicologica: una mancanza che accomuna in modo sistematico tutti i Cpr d’Italia. È un bene che possa uscire da quell'inferno, ed è fondamentale che ora gli sia assicurata un’adeguata assistenza medica e un monitoraggio delle sue condizioni di salute anche fuori dal Cpr”.
“Quello di Fouad – ha concluso Scarpa - è l’ennesimo caso che dimostra puntualmente l’incompatibilità con lo stato di diritto della detenzione amministrativa e la patogenicità sistematica dei Cpr. Un sistema di gestione dell’immigrazione sbagliato e violento, che produce solo malattia, sofferenza e morte, e che va superato al più presto”.
"F. D., un ragazzo di nazionalità marocchina, in questo momento giace all’interno del modulo detentivo del CPR Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza lamentando dolori atroci, impossibilitato a dormire o a urinare nonostante l’inserimento di un catetere vescicale, e non sta ricevendo da parte del personale sanitario dell’ente gestore alcuna forma di assistenza. Pochi giorni fa F. D. era stato ubicato e abbandonato su un materasso nello spazio aperto adibito a campo sportivo del CPR al freddo e alla pioggia senza coperte e, per ragioni non chiare, il personale del CPR si era rifiutato di condurlo in luoghi al chiuso. Dopo una visita al Pronto Soccorso per il riposizionamento del catetere vescicale è stato riportato nel centro dove la sua salute è ancora critica. L'esempio di F.D. non corrisponde a una situazione di eccezionalità: le condizioni di detenzione nel CPR di Palazzo San Gervasio sono degradanti, pericolose, inaccettabili. Quanto descritto è stato fatto oggetto anche di due segnalazioni al Garante Nazionale dei diritti delle persone private di libertà personale e alla Procura della Repubblica". Questo è parte del testo dell'interrogazione parlamentare della deputata dem Rachele Scarpa per denunciare una preoccupante ed emblematica situazione di negligenza sanitaria che si sta consumando all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio.
La deputata Rachele Scarpa si è dichiarata insoddisfatta, questa mattina, della risposta ricevuta dal Viceministro della Giustizia Sisto rispetto a un’interrogazione presentata a luglio sul cambio di appalto dei servizi di digitalizzazione dei processi.
La questione nasce da una gara d'appalto indetta dal Ministero della Giustizia. Suddivisa in cinque lotti, la gara mira a modernizzare i servizi digitali di procure, tribunali e corti d'appello. Ma c'è un problema: i sindacati denunciano la scelta del massimo ribasso per il quinto lotto, assegnato a un'azienda diversa dalle prime quattro. La Cgil Roma e Lazio, Fiom Cgil, Fp Cgil e Nidil Cgil hanno lanciato l'allarme.
Scarpa, nella risposta al Viceministro, ribadisce la denuncia fatta dalle organizzazioni sindacali: in questo momento i lavoratori che hanno operato negli ultimi 25 anni nei servizi affrontano la prospettiva del licenziamento collettivo, mentre l'azienda vincitrice della gara offre ai nuovi assunti condizioni contrattuali peggiorative: un inquadramento contrattuale inferiore, compensi ridotti e contratti a tempo determinato. Il tutto senza che nel bando di gara indetto dal Ministero fossero presenti la clausola sociale, o riferimenti specifici ai contratti collettivi da applicare, e trascurando una clausola di anzianità presente nel contratto di appalto per la quale i lavoratori impiegati avrebbero dovuto avere almeno un anno di esperienza.
Il licenziamento del vecchio personale e la precarietà di quello nuovo mina la sicurezza e l’efficacia delle operazioni di digitalizzazione dei processi: per mesi i servizi sono stati bloccati, causando un grande accumulo di fascicoli, ed è evidente come una successione di lavoratori precari renda molto vulnerabile il sistema di garanzia della segretezza degli atti che vengono giornalmente lavorati in quelle attività estremamente delicate e con accesso ad informazioni estremamente sensibili.
Ci troviamo di fronte a una situazione grave ed emblematica, per cui un ente pubblico ha portato avanti una procedura di cambio appalto lasciando completamente inapplicato il codice degli appalti voluto fortemente dalla stessa maggioranza, e violando le clausole di cambio appalto previste dai contratti collettivi nazionali. A rimetterci lavoratori e lavoratrici che rappresentano a tutti gli effetti un pezzo di storia del Ministero, in quanto per più di 20 anni hanno dedicato esperienza, professionalità e attenzione a un servizio fondamentale. Alla luce dei suddetti fatti e della risposta del Viceministro, che ha aggirato nella sua risposta la vera questione dell’interrogazione, ovvero la sorte di quei lavoratori e le modalità adottate dal Ministero nella procedura di cambio appalto, chiediamo un immediato intervento e un’inversione di passo: che si apra subito un tavoli di trattativa sul cambio appalto, escludendo il massimo ribasso e con la previsione di reintegro di tutti i lavoratori già in forza nel lotto interessato.
“Non vasi da riempire ma sorgenti da far sgorgare o fiaccole da accendere in base che lo dica la Montessori o Plutarco. È questa la frase inflazionata che si usa sempre ogni volta che si vuole dare una parvenza di intento pedagogico positivo ad un provvedimento che interviene sulla vita scolastica.
A me sembra che l’approccio di questo provvedimento a conti fatti sia più quello di mettere un’etichetta sui vasi in base a come e quanto si muove l’acqua al loro interno e poi scegliere arbitrariamente con un colpo di legge dove mettere una diga o dove spegnere una fiaccola.
Ci sono tanti problemi di metodo e di merito che discuteremo all’interno di questo provvedimento nella fase emendativa e penso che ci chiariremo meglio. Ma chi ci ascolta a casa dovrebbe riflettere durante tutta questa discussione su quale dei due approcci e quale delle due idee di scuola che si scontreranno oggi in aula corrisponde meglio a quella frase della Montessori o di Plutarco che fosse”. Lo ha detto la Deputata del PD Rachele scarpa intervenendo in aula sul DDL di valutazione degli studenti.
Forza Italia oggi ha scelto di barattare il suo emendamento, vagamente migliorativo, per smontare in coerenza con le altre forze di maggioranza, un pezzo del nostro ordinamento giuridico, cioè che le madri incinte e i bambini piccoli in carcere non ci dovrebbero stare. Un bambino che passa la sua infanzia in carcere non impara a parlare e dice solo “apri” e “chiudi”. Un bambino che passa la sua infanzia in carcere non impara a camminare sull'erba e perde l'equilibrio la prima volta che lo metti su un prato e viene sottoposto a una deprivazione sensoriale, relazionale e affettiva senza precedenti e semplicemente inimmaginabile. Vorrei che oggi ci ricordassimo che questo orrore sta per essere consentito semplicemente per assecondare un'esigenza propagandistica principalmente della Lega, come ci ha spiegato, molto chiaramente, l'onorevole Matone in Commissione. Stiamo scegliendo di togliere questa garanzia che il nostro ordinamento giuridico garantiva per colpire le madri rom, punendo il soggetto e non punendo la condotta e scegliendo il soggetto da punire su base etnica. Oggi è una buona lezione di come non fare una legge.
Così Rachele Scarpa, deputata Pd, intervenendo in Aula.
I sindaci dei Comuni della Provincia di Padova e Treviso posti lungo l’asta del torrente Muson dei Sassi colpiti dal maltempo della scorsa primavera hanno inviato una lettera al Ministro Musumeci, al governo e a tutti i parlamentari locali con precise richieste di ristori per la popolazione e per la realizzazione di interventi strutturali per la riduzione del rischio residuo.
Rispetto a queste richieste anche come Partito Democratico abbiamo presentato un’interrogazione al ministro, a mia firma, per sapere quali azioni intenda intraprendere per rispondere alle giuste istanze presentate dai primi cittadini.
Dal governo servono quindi impegni seri, concreti, certi. Questa è la responsabilità della maggioranza, che se il governo è inerte deve vincolarlo ad agire e a non tergiversare. Come si fa questo? Innanzitutto, con degli emendamenti al testo del decreto, per inserire nello stesso le risorse necessarie. Nella giornata di ieri abbiamo purtroppo assistito invece a un gioco di prestigio: dalla maggioranza non è arrivata un emendamento, ma un atto molto più “leggero”, un semplice Ordine del Giorno, che riprendeva le richieste dei sindaci è “passato”.
Ma il disimpegno non finisce qui.
L’ODG, costruito senza alcun coinvolgimento dell’opposizione, è stato infatti accolto solo come una “raccomandazione” da parte del governo, e che non è nemmeno stato votato dalla Camera. Che cosa significa? Significa che rimane solo un auspicio su carta e che l’esecutivo non avrà nessun obbligo a trovare le risorse richieste, nè a procedere con la nomina commissariale. Un buffetto sulla guancia, insomma, la cosa meno efficace possibile da chi gode invece dei numeri in parlamento per legiferare senza sforzi e vincolare il governo stesso.
È quindi assurdo leggere sui giornali di oggi i colleghi leghisti far passare l’idea che dal governo ci sia stato un qualsiasi tipo di impegno vincolante: se così fosse stato avrebbero ottenuto le risorse già nel decreto, o avrebbero presentato degli emendamenti o, al limite, l’ODG sarebbe stato accolto con parere favorevole, e non solo come raccomandazione, e avrebbe avuto un voto per rafforzarlo. Così come sono andate le cose il risultato è un nulla di fatto ed è tutto rimandato alla legge finanziaria (forse).
È triste constatare come su questi giusti bisogni espressi da chi guida le nostre comunità si risponda solo con della propaganda, che dura il tempo di un comunicato stampa ma che lascia i territori a doversi ancora una volta arrangiare, come già successo con l’alluvione in Romagna. Delle raccomandazioni i sindaci non se ne fanno niente, servono chiari impegni di spesa con tempi certi e chiari, ed è questo che anche come Partito Democratico chiediamo.
Amendola e Scarpa presentano interrogazione a Ministro dell’Interno
Il partito democratico ha depositato un’interrogazione parlamentare al ministro degli interni, Piantedosi per chiedere delucidazioni su quanto accaduto il 5 agosto nella struttura del Cpr di Palazzo San Gervasio (Potenza) dove, nel corso di una protesta dei migranti ospitati, è morto un ragazzo di 19 anni, anch’egli ospite del Cpr. L’interrogazione, firmata dai deputati democratici, Enzo Amendola e Rachele Scarpa, sottolinea come “sulla base di quanto riportato dagli organi di informazione, il ragazzo sarebbe stato oggetto di violenze e non avrebbe ricevuto le necessarie cure nonostante la richiesta proveniente da parte di altri immigrati presenti nella struttura. Peraltro, aggiungono i democratici, il Cpr di Palazzo San Gervasio risulta essere al già centro di una iniziativa da parte della magistratura rispetto a presunte violenze consumate e alla somministrazione di psicofarmaci a danno degli ospiti. Da qui la domanda al Ministro Piantedosi di “fornire tutte le informazioni riguardo alle disposizioni che intende assumere con la massima tempestività per appurare quanto accaduto anche in considerazione del decesso di un ragazzo e, visto lo stato della struttura, di valutarne la chiusura”.
Dichiarazione di Rachele Scarpa, deputata Pd
In una vergognosa seduta di commissione notturna, piena di forzature, nell’ambito della discussione del “ddl sicurezza”, è stato approvato ieri notte l’emendamento del Governo che equipara la cannabis light a quella con più alto contenuto di thc.
Uno schiaffo innanzitutto alla scienza, che attesta che la cannabis a basso contenuto di thc non ha alcun effetto psicotropo, ma anche e soprattutto uno schiaffo alle migliaia di persone che lavorano nel settore. La cannabis light ha un vastissimo potenziale produttivo, in ambiti anche molto diversi, e si stava caratterizzando come eccellenza italiana - anche e soprattutto veneta - e come settore fortemente caratterizzato dalla presenza giovanile. Quei lavoratori perderanno tutto.
Un danno immenso verrà fatto anche a chi si cura con la cannabis light, che vedrà il proprio diritto alla salute compromesso nell’accesso alle cure dal pregiudizio proibizionista della maggioranza.
L’idea per cui la “guerra alla droga” si fa decidendo arbitrariamente cosa sia, la droga, fa perdere di credibilità alla necessaria lotta al traffico illecito e all’abuso di sostanze stupefacenti, che nel dominio del proibizionismo continuano a mietere vittime e fanno incassare alla criminalità organizzata 7 miliardi ogni anno. La maggioranza, in commissione, non si è nemmeno degnata di spiegare nel nome di quale “sicurezza” ha deciso di distruggere un settore fiorente e di criminalizzare più di 6 milioni di consumatori nel nostro paese.
Bocciato l’ordine del giorno del Pd che chiedeva al Governo di “intraprendere tutte le azioni necessarie per fare in modo che il Consorzio di Bonifica del Brenta si astenga dal compiere ulteriori attività volte alla progettazione e alla realizzazione dell’opera di sbarramento sul torrente Vanoi, in particolare dopo la diffida formale inviata lo scorso 12 luglio dalla Provincia Autonoma di Trento all’ente e il voto contrario unanime alla costruzione dello sbarramento da parte del Consiglio provinciale PAT”. Le deputate democratiche promotrici dell’iniziativa parlamentare, Rachele Scarpa e Sara Ferrari, contestano fortemente questo “ennesimo atto di arroganza nei confronti dei territori interessati dalla costruzione del bacino che, in ogni forma, stanno esprimendo la propria contrarietà: dalla diffida della PAT, che rivendica rispetto delle prerogative autonomistiche nella pianificazione territoriale, al parere contrario della Provincia di Belluno, passando per i voti, unanimemente contrari alla costruzione dell’opera, dei Consigli comunali dei vari comuni trentini e bellunesi coinvolti. Questa scelta – concludono - non fa altro che aumentare la confusione nei cittadini sulla reale posizione della maggioranza di governo a Roma e in Veneto, che cerca di nascondersi dietro ai pareri dei tecnici per evitare di assumersi la responsabilità politica della decisione. I territori di montagna e chi li vive meritano rispetto e chiarezza”.
“La notizia del suicidio di un detenuto del carcere di Venezia aggiunge un ulteriore nome a una lista che dall’inizio dell’anno conta già 56 persone che hanno deciso di togliersi la vita sotto la custodia dello stato. Ai detenuti si aggiungono inoltre 6 agenti di polizia penitenziaria, che hanno compiuto lo stesso gesto. Bisogna riflettere profondamente sulle origini di quella che è una vera e propria ecatombe e agire in fretta. Il governo sta lasciando completamente inascoltati gli appelli di sindacati, associazioni e garanti che denunciano una situazione insostenibile e disumana: sovraffollamento, mancanza di servizi essenziali, poco personale, insufficienza delle strutture, custodie cautelari in attesa di giudizio troppo lunghe”.
Così la deputata democratica Rachele Scarpa, responsabile Giovani e salute del Pd.
“Se il sovraffollamento carcerario rende la vita dei detenuti insopportabile - aggiunge - un sistema penale funzionante dovrebbe mirare alla rieducazione e organizzare un sistema di pene alternative e giustizia riparativa. Ridurre la popolazione carceraria di può fare: bisogna avere il coraggio di cominciare a immaginare misure di liberazione anticipata per i reati meno gravi e di detenzione domiciliare per le pene fino a due anni. E bisogna soprattutto mettere fine all’utilizzo che fa il governo di un carcere come unica soluzione su cui scaricare tutto, con l'idea della pena più come punizione da scontare soffrendo, che come occasione di riabilitazione e riscatto: è un modello insostenibile che semina inesorabilmente morte. Parliamo di un’emergenza totalmente ignorata nel dibattito relativo alla giustizia impostato dalla destra: l'ultimo decreto ‘carcere sicuro’ risulta colpevolmente inutile: mancano un piano e visione a una misura che invece richiederebbe tempo e risorse, e non propaganda. L’ecatombe delle carceri continuerà - conclude - se non si invertirà subito il modus operandi disastroso e ideologico di questo governo”.
Infrastrutture, Pd, dopo silenzi Pichetto Fratin, Salvini risponda su diga del Vanoi
La deputata del Partito Democratico eletta in Trentino, Sara Ferrari, insieme alla deputata democratica eletta in Veneto, Rachele Scarpa, interrogano urgentemente il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, sul pasticcio della diga del Vanoi. “Da ottobre 2023 attendiamo risposte dal ministero dell’ambiente, che abbiamo interrogato sulle intenzioni del governo rispetto ad un’opera che ha enormi criticità ambientali e che nessuno in Provincia autonoma di Trento vuole, come anche il PD bellunese avversa, ma che il governatore Zaia e il consorzio di bonifica del Brenta si ostinano a portare avanti” accusano le deputate dem. “Il governo non può ignorare che un’opera con enormi criticità dal punto di vista ambientale, paesaggistico, geologico, idraulico, climalterante, viene sostenuta fattivamente dal presidente di una regione, pur essendo prevista quasi interamente sul territorio di un’altra. La Provincia autonoma di Trento si è detta contraria in tutte le sedi istituzionali, sia in consiglio provinciale, su iniziativa del
PD ma trasversalmente a tutti i partiti, sia attraverso atti ufficiali della Giunta, che ieri ha diffidato la regione Veneto e il Ministero dell’ambiente a proseguire qualsiasi tipo di iniziativa che vada a ledere le prerogative esclusive di pianificazione sul proprio territorio dell’autonomia trentina. Non avendo ricevuto alcuna risposta in nove mesi dal ministro dell’ambiente Pichetto Fratin, questa volta ci rivolgiamo direttamente al ministro delle infrastrutture Salvini, augurandoci che il leader leghista sappia decidere per il bene dei cittadini e dei territori nella diatriba tra i suoi due governatori: quello veneto Zaia che vuole l’opera e quello Trentino Fugatti che non la vuole.
La scelta della corte d’appello di Venezia di rinviare alla Consulta la decisione sulla legittimità o meno degli atti di nascita dei bambini figli di due mamme dimostra che sulla questione non valgono gli automatismi di imperio burocratico che il ministero degli interni voleva imporre ai comuni con la circolare Piantedosi. Anche la corte d’appello ha riconosciuto che la questione merita un approfondimento costituzionale e che non si possono cancellare delle famiglie con un colpo di penna.
Ribadisco la mia vicinanza a queste famiglie, ai bimbi e alle loro madri che spero ottengano dalla consulta il riconoscimento che meritano, quello che la politica avrebbe dovuto dare loro da tempo. Se come politici volessimo dimostrarci attenti, dovremmo passare una legge già in queste ore per mettere la parola fine ad una discriminazione odiosa e smetterla di lasciare soli Comuni coraggiosi come quello di Padova a garantire i diritti fondamentali dei minori ad avere una famiglia.
Proprio mentre discutiamo in aula il DDL Nordio, un provvedimento chiamato dalla maggioranza “riforma della giustizia”, anche se si tratta di un intervento residuale e a costo zero, il dramma del sovraffollamento carcerario preme con la sua urgenza anche nella nostra città, Treviso.
Oggi l’Istituto Penitenziario per minori di Treviso finisce nel mirino della stampa nazionale per l’estrema situazione di sovraffollamento: a giorni i ragazzi detenuti saranno 26, in una struttura che è attrezzata per 12 persone.
Sono stata qualche mese fa, insieme al segretario regionale del PD Andrea Martella, in ispezione dentro al minorile di Treviso, e abbiamo potuto constatare con i nostri occhi la situazione denunciata: i detenuti dormono in 4 o 5 in celle con 2 o 3 posti letto, usano servizi sporchi, nella completa assenza di privacy, facendo la doccia nella turca in cui fanno i bisogni, soffrono il caldo in cella, in una situazione per cui il sovraffollamento compromette anche la qualità delle attività educative e ricreative e rende molto più difficile il lavoro della direzione e del personale penitenziario, che, nello sforzo quotidiano che va loro riconosciuto, denunciano un grande tema di carenza di organico.
Il problema non risiede evidentemente nel caso isolato dell’istituto minorile trevigiano: è palese come la situazione sia un effetto del decreto Caivano.
il VII Rapporto di Antigone sulla giustizia minorile e gli Istituti penali per minorenni ci dice che, all’inizio del 2024 erano circa 500 i detenuti nelle carceri minorili italiane: da oltre dieci anni che non si raggiungeva una simile cifra, e che gli ingressi negli IPM, Istituti penali minorili, sono in netto aumento; se sono stati 835 nel 2021, ne abbiamo avuti 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni; inoltre i ragazzi in IPM in misura cautelare erano 340 nel gennaio 2024, mentre erano 243 un anno prima.
Gli istituti minorili diventano così, grazie al Governo, una vera e propria bomba sociale, che fa male innanzitutto ai ragazzi e al fine rieducativo che a maggior ragione negli istituti minorili dovrebbe essere la prima priorità.
La strategia securitaria della destra al Governo sta fallendo davanti ai nostri occhi.