n. 82 - 9 agosto 2024

 

DL CARCERI: SITUAZIONE DRAMMATICA, PROVVEDIMENTO INUTILE

Nessuna misura contro il sovraffollamento

 

La situazione nelle carceri italiane è al collasso. Nei 189 istituti penitenziari il tasso sovraffollamento è oltre il 130 per cento. A fronte di circa 48mila posti disponibili, i detenuti sono più di 61mila. 

Negli ultimi due anni la popolazione carceraria è aumentata di 7mila unità, non perché ci sia maggiore sicurezza visto che i dati sui reati commessi sono stabili, ma per la politica panpenalistica del governo Meloni che da quando si è insediato ha introdotto decine di nuovi reati. 

Le condizioni di vita sono al limite della sopportazione, con evidente violazione dell’art. 27 della Costituzione “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Drammatico l’aumento del numero dei suicidi: 65 dall’inizio dell’anno fino a questi primi giorni di agosto. Mai così tanti. A cui si aggiungono i sette suicidi tra i componenti della polizia penitenziaria. Ovviamente ogni suicidio ha una storia a sé, ma sono numeri che fanno spavento. Aumentati anche gli atti di autolesionismo, le colluttazioni, le rivolte e le aggressioni alla Polizia penitenziaria.

Inoltre, soprattutto a causa del decreto Caivano, è aumentata in maniera vertiginosa la presenza di minori negli Istituti penali.

L’emergenza carceri è dunque reale, urgente. Non più rinviabile.

Purtroppo l’urgenza resta soltanto nel titolo e nello stato delle cose, ma di misure concrete in questo provvedimento non c’è traccia.

I problemi delle carceri in Italia non nascono oggi, ovviamente, ma di fronte ad un sistema così fragile, le scelte sbagliate del governo Meloni stanno aggravando la situazione, i problemi si stanno cronicizzando ed espandendo. Questo provvedimento è un guscio vuoto, un decreto tardivo, scarno, inutile e inadeguato. 

A conferma che questo decreto non contiene alcuna misura utile per il problema carceri, mentre alla Camera ancora si stava votando il provvedimento sul quale il governo aveva chiesto la fiducia, a Palazzo Chigi si svolgeva il consiglio dei Ministri durante il quale il ministro Nordio esponeva alla Presidente Meloni nuove misure contro il sovraffollamento. 

Un gesto che non solo offende tutto il Parlamento ma certifica in maniera definitiva la totale inutilità del decreto carceri e la schizofrenia con la quale questa maggioranza si occupa di una materia così importante e delicata come la Giustizia.

TEMI DELLA SETTIMANA

DL RICOSTRUZIONE: NESSUNA RISORSA, SOLO PROPAGANDA

Avevano promesso il 100% degli indennizzi, la realtà è ben diversa

Abbiamo sperato fino all’ultimo che, dopo le vittime in Emilia Romagna, Marche e Toscana, e le preoccupazioni dei cittadini dei Campi Flegrei, vi fosse un richiamo allo spirito di unità nazionale e una volontà fattuale di cooperare tra i diversi livelli istituzionali per far giungere sul territorio risorse finanziarie e umane che puntassero su un obiettivo preciso: salvaguardare l’interesse pubblico aiutando le famiglie e le imprese in difficoltà.

Invece, nonostante i miliardi di danni, in questo decreto non c’è nulla di tutto questo. Abbiamo assistito con sconcerto solo alle bagarre istituzionali e ai calcoli politici ed elettorali degli esponenti di governo e delle forze di maggioranza. Ma con la propaganda non si ricostruisce. Con gli attacchi scomposti agli enti locali e ai sindaci che hanno gestito le emergenze non si risarcisce nessuno, tanto meno con le notizie false e manipolate sulle risorse. Dopo le sicure falcate con gli stivali nel fango della presidente Meloni e i suoi giri in elicottero, dove è finito il miliardo e duecento milioni del fondo Pnrr? Avevano promesso il 100% degli indennizzi e oggi si presentano in seconda lettura alla Camera con un massimale di 6mila euro per risarcire famiglie che hanno perso tutto. Ma la realtà è ancora peggiore, e in tante zone dal governo non è arrivato neanche un euro.

 

 

TRAGEDIA DI MARCINELLE

Da quella catastrofe la spinta ad essere più uniti

In Aula abbiamo ricordato il sessantottesimo anniversario della tragedia di Marcinelle nella quale, l’8 agosto del 1956, persero la vita 262 minatori.

Marcinelle è la grande catastrofe del fordismo. L'Italia che deve ripartire dalle atrocità della guerra ha esigenze energetiche e il carbone, in quella fase storica, rappresentava il petrolio. Ma Marcinelle non è solo questo, perché Marcinelle è la provincia italiana. L'emigrazione, in questo Paese, è stata per un secolo emigrazione della provincia.
Abbiamo ricordato il sacrificio di persone che inconsapevolmente hanno scritto pagine di storia indelebile. Marcinelle, l'anno successivo, diede l'accelerazione al Trattato di Roma, che, all'articolo 48, sancì l'inizio della libera circolazione in Europa.
All'indomani di quell'8 agosto di 68 anni fa probabilmente è nata la scintilla che ci ha portati a essere più integrati, a essere europei e a essere, soprattutto, degni e riconoscenti di una storia plurisecolare, che è fatta di migrazione ed è fatta di migrazione soprattutto da questo Paese.

 

 

 

ANCORA PROROGHE PER I LAVORATORI DELLO SPETTACOLO

Niente che li tuteli

Il sottosegretario Mazzi sosteneva mesi fa che “Il codice dello spettacolo sarà un provvedimento normativo molto importante (…). Noi siamo già molto avanti nella stesura di questo codice”. E invece il codice non c'è, e si continua con i rinvii. 

Del resto si era capito subito che si andava in questa direzione. Nella prima legge di bilancio del governo Meloni, appena insediato, il governo doveva mettere le risorse a copertura della riforma del welfare dei lavoratori e delle relatrici dello spettacolo, prevista da quella legge delega, i cui decreti oggi stiamo prorogando, e il governo di Sangiuliano e Mazzi si presentò con zero a bilancio in quella legge.

Noi risolvemmo il problema e trovammo le risorse: un emendamento delle opposizioni, coprì quella riforma con 100 milioni di euro. La maggioranza doveva fare solo una cosa: i decreti attuativi di quella norma. Non li hanno fatti per 11 mesi. Li hanno fatti in scadenza, all'ultimo momento utile, trasformando una riforma in una mancia e nemmeno spendendo tutti i soldi. 

La semplice attesa e lentezza nella promulgazione di quelle norme, che ancora non sono arrivate e gira una bozza sbagliata, ha già prodotto il crollo e la crisi delle produzioni: c'è il blocco. Ci sono decine di migliaia di lavoratori che sono rimasti senza lavoro, imprenditori che non ce la fanno ad andare avanti, perché non sanno, non è che non son bravi, gli manca il quadro normativo su cui costruire il finanziamento delle produzioni. L’incapacità di questa maggioranza sta producendo disastri.

QUESTION TIME

PER I CENTRI IN ALBANIA I TEMPI SLITTANO E I COSTI SALGONO

Durante il question time abbiamo chiesto al ministro Piantedosi di conoscere i tempi per l'apertura dei centri per i migranti in Albania, ma il ministro non ha risposto. Persino la Presidente Meloni e il sottosegretario Mantovano hanno ammesso i continui slittamenti dei tempi per l'apertura, che era prevista per il 20 maggio. Piantedosi, invece, sembra sia stato colpito da amnesia fulminante.

Ha poi provato a dire che le spese per l'Albania abbatterebbero le spese di gestione dell'accoglienza. Una vera presa in giro, perché è evidente a tutti che quei soldi vengono buttati per fare una cosa inutile, oltre che censurabile per il rispetto dei diritti umani. Cioè vengono sprecati per un'operazione di pura propaganda.

Una notizia nuova però il Ministro Piantedosi involontariamente l'ha data: i costi sono lievitati a 160 milioni l'anno, cioè 800 milioni totali. Ben 150 milioni in più di quelli preventivati. Una cosa assurda. Invece di investire in Albania, il governo dovrebbe usare quelle risorse per le forze dell'ordine e per il sistema di accoglienza, di integrazione e inclusione.

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PROSSIMI APPUNTAMENTI DELL'AULA

Dl Sicurezza
Da martedì 10 settembre, esame e votazioni sul disegno di legge riguardante le disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario.

Ratifiche
Da martedì anche la discussione con votazioni di alcune ratifiche: Trattato Italia-Senegal su assistenza giudiziaria; Accordo Italia-Ghana su cooperazione nella difesa; Accordo Italia-Armenia su assistenza giudiziaria; Accordo Italia-Repubblica del Kosovo su cooperazione di polizia.

 

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