Giustizia: Serracchiani, molte criticità, ma il Governo si occupa dei massimi sistemi
Giudici di pace rinviano processi al 2030 e le app del processo telematico non funzionano
Giudici di pace rinviano processi al 2030 e le app del processo telematico non funzionano
La giustizia non giusta: giudici di pace e processo telematico. Criticità
Oggi, mercoledì 11 dicembre alle ore 11:30 si terrà la conferenza stampa in sala Berlinguer della Camera (ingresso via degli uffici del vicario, 21) “La Giustizia non giusta: giudici di pace e processo telematico”.
Parteciperanno la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, i capigruppo in commissione Giustizia di Camera e Senato, rispettivamente Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, e il capogruppo Pd in commissione Antimafia, Walter Verini.
“Ancora una volta arriva la proroga dello scudo erariale, peraltro solo per alcuni mesi, e quindi con l’ossessione della maggioranza e del governo di approvare in tempi stretti la riforma che stravolge il ruolo e le funzioni della Corte dei Conti. Il governo si fermi e rivaluti le proprie intenzioni. Servono equilibrio e condivisione, sino ad oggi mancati, quando si mettono in campo interventi così importanti che incidono in modo radicale sul funzionamento del nostro sistema e sulla tutela dei cittadini davanti ad azioni della Pubblica Amministrazione contrarie alle leggi.”
La giustizia non giusta: giudici di pace e processo telematico. Criticità
Domani, mercoledì 11 dicembre alle ore 11:30 si terrà la conferenza stampa in sala Berlinguer della Camera (ingresso via degli uffici del vicario, 21) “La Giustizia non giusta: giudici di pace e processo telematico”.
Parteciperanno la responsabile nazionale Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, i capigruppo in commissione Giustizia di Camera e Senato, rispettivamente Federico Gianassi e Alfredo Bazoli, e il capogruppo Pd in commissione Antimafia, Walter Verini.
“Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un recente attacco alla magistratura, ha citato sondaggi secondo cui solo il 30% degli italiani avrebbe fiducia nell’operato dei magistrati. Un dato che il ministro ha usato per delegittimare l’intero sistema giudiziario. Tuttavia, risulta che il gradimento dello stesso Nordio, come membro del governo Meloni, si attesta anch’esso al 30%.
“Quella che chiamate riforma per la separazione delle carriere dei giudici in realtà è la separazione delle magistrature. Questo intervento è mosso da un intento punitivo nei confronti della magistratura che è autonoma e indipendente, ed è ispirato dalla tradizionale ossessione ideologica della destra in materia di giustizia. Il governo insegue scalpi e bandierine nel disinteresse più totale verso l’efficienza del sistema mentre, con la manovra di bilancio, taglierà risorse alla giustizia, 500 milioni dal 2025 al 2027”.
“È la nostra Costituzione a riconoscere ai magistrati onorari un ruolo nell'ordinamento giudiziario che nel corso degli anni è cresciuto acquisendo importanza molto rilevante fino ad occuparsi del 50% delle cause civili e dell'intero insieme dei reati penali minori. L'infrazione comunitaria ha posto in evidenza dubbi sulla compatibilità tra la normativa nazionale e quella dell'Unione soprattutto sul deficit che i giudici hanno subito in materia di diritti essenziali perché esclusi dallo status di lavoratori dipendenti.
“La forma di discriminazione che colpisce gli avvocati che, con competenza e passione, difendono le persone meno abbienti con il patrocinio a spese dello Stato, deve cessare.
“L’approvazione in Commissione Affari Costituzionali del testo sulla separazione delle carriere è profondamente sbagliata e rappresenta un grave errore della maggioranza, che per equilibri interni sacrifica il funzionamento della giustizia a bandiere ideologiche e interessi di partito”. Lo dichiarano Simona Bonafé e Federico Gianassi, capigruppo del Partito Democratico nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera.
“Negli istituti penali minorili è fondamentale la formazione del personale. Ma dalle dichiarazioni in audizione del capo dipartimento Sangermano e di quelle del sottosegretario alla Cultura Mazzi, che stranamente e con mio rammarico viene a rispondere alla mia interrogazione, la divisa all'interno dei DPM viene impartita per questioni di autorevolezza percepita creando distanza tra personale e i ragazzi. Così invece di formare il personale, il governo preferisce eludere il problema e dare risposte burocratiche che nulla hanno a che fare con la funzione rieducativa”.