Giustizia: Gianassi, bene conferma Cartabia ma maggioranza sorda a modifiche
Dichiarazione di Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia
Dichiarazione di Federico Gianassi, capogruppo Pd in commissione Giustizia
“Sono rimasto favorevolmente colpito dalle parole che Mario Nispi Landi, presidente della sezione regionale della Corte dei Conti, ha pronunziato stamane in occasione dell’Inaugurazione dell’anno giudiziario 2023.
“Concentriamoci sulle vere esigenze che stanno a cuore ai cittadini”“Riteniamo sbagliata l’iniziativa di riaprire la questione della separazione delle carriere.Per due motivi. Il primo, con la riforma Cartabia il tema è stato già affrontato dal parlamento che ha realizzato una separazione di fatto concedendo un solo passaggio nel corso della carriera. Servirebbe allora monitorare gli effetti della nuova norma per verificare se gli obiettivi importanti che si poneva sono stati raggiunti senza riaprire un tema che per sua natura si presenta da sempre divisivo.
"Sussistono posizioni contraddittorie del Governo sulla Giustizia. Avete richiamato l'importanza di fare investimenti sul carcere e avete fatto con la manovra di bilancio tagli sull'amministrazione penitenziaria. Avete detto che avreste limitato le intercettazioni e impedito l’estensione del diritto penale ma avete creato un nuovo reato, il cosiddetto Dl anti-rave, con più carcere e più intercettazioni e ora si parla di un nuovo reato per imbrattamenti.
“Alla sollecitazione del ministro Nordio, rispondiamo invitandolo a valutare le nostre proposte, depositate già dalla precedente legislatura, per rivedere l'abuso d'ufficio e l'omissione impropria rispetto ai Sindaci, con l'obiettivo di delimitare e rendere più ragionevole l’ambito dell’imputabilità di questi reati. Conosciamo bene le esigenze e le richieste dei Sindaci, cui dobbiamo dare dignità e serenità nel lavoro quotidiano, anche per non perdere l’occasione storica del Pnrr, alla cui realizzazione partecipano in modo decisivo.
"Ci aspettavamo ben altro dalla relazione annuale da parte del ministro Nordio, e non discorsi farciti di demagogia. Ci aspettavamo proposte e soluzioni concrete sulle intercettazioni. Già dai primi mesi di questa legislatura abbiamo visto contraddizioni, confusione, errori. Il primo provvedimento varato sulla giustizia, il cosiddetto decreto anti-rave, ha preannunciato temporali fortissimi. Un obbrobrio giuridico che ha rischiato di riportare il Paese indietro di 20 anni.
“Con il voto di questa mattina la Camera ha deciso di accelerare nei tempi di approvazione della legge sul tema delle madri detenute. ‘Mai più bambini in carcere’ deve essere l’obiettivo fondamentale che questo Parlamento deve raggiungere rapidamente, soprattutto dopo la conclusione anticipata della scorsa legislatura che ha impedito l’approvazione anche in Senato del testo a prima firma Paolo Siani e che oggi vede come prima firmataria della proposta di legge, Debora Serracchiani. Avere dei bambini e delle bambine minori detenuti non è tollerabile.
“Aver assicurato Matteo Messina Denaro alla giustizia è un fatto rilevante e il grazie sentito e sincero va alla magistratura e alle forze dell'ordine che hanno concluso l'operazione. Un arresto, seppure importantissimo, però non fa primavera. La mafia c'è e nel frattempo ha cambiato volto infiltrandosi nei più importanti settori economici e finanziari. Per questo lo Stato deve proseguire nella lotta serrata alla criminalità organizzata individuando anche le responsabilità di chi, per omertà o per condivisione, ha coperto le trame mafiose e ha reso invisibili i suoi capi.
“Mai più bambini in carcere. Tra i rimpianti più gravi della scorsa legislatura la mancata approvazione della Legge Siani. Oggi grazie all'iniziativa di Debora Serracchiani e tutto il Pd la Camera approva la deliberazione d'urgenza. I bambini che crescono in una cella non possono più aspettare”. Lo scrive su twitter Andrea Casu deputato e segretario romano del Pd.
"Il Parlamento Italiano non può rinviare oltre l’approvazione di una norma che tuteli il rapporto tra detenute madri e figli minori. La legge sulle detenute madri n. 62 del 2011, pur nella correttezza degli obiettivi che si era prefissata di raggiungere, ha dimostrato nel corso degli anni tutti i suoi limiti, sia sotto il profilo giuridico che sotto quello economico. “Mai più bambini in carcere” si era detto, ma purtroppo si continua ancora a ripetere, perché è una piaga che tutt’ora attanaglia il sistema carcerario italiano.